venerdì 14 marzo 2008

DUE CITAZIONI

"La rinuncia alla vita e a tutti i bisogni umani è il dogma principale dell'economia. Quanto meno mangi, bevi, compri libri, vai a teatro, al ballo e all'osteria, quanto meno pensi, ami, fai teorie, canti, dipingi, verseggi ecc., tanto più risparmi, tanto più grande diventa il tuo tesoro, che né i tarli, né la polvere possono consumare, il tuo capitale. Quanto meno tu sei, quanto meno realizzi la tua vita, tanto più hai; quanto più grande è la tua vita alienata, tanto più accumuli del tuo essere estraniato. Tutto ciò che l'economia ti porta via di vita e di umanità, te lo restituisce in denaro e ricchezza; e tutto ciò che tu non puoi, può il tuo denaro. Esso può mangiare, bere, andare a teatro e al ballo, se la intende con l'arte, con la cultura, con le curiosità storiche, col potere politico, può viaggiare; può insomma impadronirsi per te di tutto quanto; può tutto quanto comprare: esso è il vero e proprio potere".
(Marx, Manoscritti economico-filosofici)

"Noi moderni abbiamo due concetti che mancavano ai Greci e che sono dati, per così dire, come strumenti di consolazione a un mondo che si comporta in un modo del tutto degno di schiavi, pure evitando timorosamente la parola "schiavo": noi parliamo della "dignità dell'uomo" e della "dignità del lavoro". Tutti si tormentano per perpetuare una vita miserabile: questo tremendo bisogno costringe a un lavoro divorante che l'uomo (o meglio l'intelletto umano), sedotto dalla "volontà", ammira talvolta come qualcosa pieno di dignità. [...] Lo schiavo, infatti, per sua natura, deve designare tutti i suoi interessi con nomi ingannevoli, per poter vivere. Tali fantasmi, come la dignità dell'uomo e la dignità del lavoro, sono i miseri prodotti di una schiavitù che vuole nascondersi a se stessa".
(F. Nietzsche, "Cinque prefazioni per cinque libri non scritti. Terza prefazione: Lo Stato greco, pp. 223-224)

Da bETELGEUSE

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