lunedì 17 marzo 2008

ISLANDA SALATA

La ruga d'acqua incisa nel tuo bosco
risale la cima mentre la tua mano,
distrattamente,
conta i passi avanti e le pietre rotonde
sul cammino:
ciò che l'occhio non vede sta sopra di noi,
avvinghiati, muti, amanti.

Quarti di luce spezzata,
intorno,
pupilla cerula che cede alla ritmica
tua presenza.

Ah! Fortezza di chi muove le dita
in questo solco di fuoco:

Tiepida, terapeutica Islanda
salata che sa di limone.

Maria Dindaco

EX FALSO QUODLIBET

Un'osservazione non polemica, ma che propongo per amor di precisione logica. E che vale per coloro che proclamano l'equivalenza di capitalismo e fondamentalismo terrorista. Ebbene, sovrapporre il sistema capitalistico - che necessita indubbiamente oggi di correttivi e riforme - all'ideologismo religioso di matrice integralista significa istituire un'identità tra enti per natura dissimili, rendendo meri indifferenti aggressione e reazione, diffusione economica e pura volontà di dominio, necessità politica ed imperialismo. In una formula, si confonde la molteplicità delle differenze con l'unità di ciò che è identico, come se capitalismo e rapina violenta, realismo politico e terrorismo islamico rappresentassero il recto e il verso di una stessa medaglia. Civettando con termini della logica, si può parlare di "incoerenza proposizionale". Che "due (duplicità e differenza) è uguale a uno (unicità e identità)" è esempio di proposizione autocontraddittoria, a partire dalla quale diviene lecito istituire qualunque paradosso. Ad esempio, è certo che io sono io ed il Papa è il Papa. Quindi io e il Papa siamo due. Ma due è uguale a uno. Perciò io e il Papa siamo uno. Dunque il capitalismo delle liberal-democrazie è pari al terrorismo.
Ed io sono il Papa.

MaxKlingerBoeri

NOLITE SOLLICITI ESSE IN CRASTINUM

L'oggi che muore intendere non sai
e al non nato diman tu vai pensando:
fin che tu sei, diman non è, ma quando
il dimani sarà, tu non sarai.

Ei nasce ogni momento e muor volando,
il poco è cibo suo, fame l'assai,
ha per utero il poi, feretro il quando,
principio il fine, ultimo fine il mai.

L'ieri e il diman dell'oggi eterni vani
sono, e 'l sempre del tempo è l'oggi stesso
e non son più d'un oggi i giorni umani.

La vita è un oggi al suo dimani appresso,
ma fuor dell'oggi non pensar dimani,
ché il tuo dimani è un momentaneo adesso.

Predica versificata su un tema evangelico.

bETELGEUSE

venerdì 14 marzo 2008

LUNGO SILENZIO

Era diventato muto
cadendo
da una impalcatura.
Scherzi della natura.
Dopo diciassette anni
parlò.
La prima parola
che disse fu
... Dio ...
Miracolo stupendo!
In effetti
stava finendo
la bestemmia cominciata
diciassette anni prima
quando gli mancò sotto
lo scalino
mentre
cercava la lima.

Marcello Marchesi, 1962

Da bETELGEUSE

DUE CITAZIONI

"La rinuncia alla vita e a tutti i bisogni umani è il dogma principale dell'economia. Quanto meno mangi, bevi, compri libri, vai a teatro, al ballo e all'osteria, quanto meno pensi, ami, fai teorie, canti, dipingi, verseggi ecc., tanto più risparmi, tanto più grande diventa il tuo tesoro, che né i tarli, né la polvere possono consumare, il tuo capitale. Quanto meno tu sei, quanto meno realizzi la tua vita, tanto più hai; quanto più grande è la tua vita alienata, tanto più accumuli del tuo essere estraniato. Tutto ciò che l'economia ti porta via di vita e di umanità, te lo restituisce in denaro e ricchezza; e tutto ciò che tu non puoi, può il tuo denaro. Esso può mangiare, bere, andare a teatro e al ballo, se la intende con l'arte, con la cultura, con le curiosità storiche, col potere politico, può viaggiare; può insomma impadronirsi per te di tutto quanto; può tutto quanto comprare: esso è il vero e proprio potere".
(Marx, Manoscritti economico-filosofici)

"Noi moderni abbiamo due concetti che mancavano ai Greci e che sono dati, per così dire, come strumenti di consolazione a un mondo che si comporta in un modo del tutto degno di schiavi, pure evitando timorosamente la parola "schiavo": noi parliamo della "dignità dell'uomo" e della "dignità del lavoro". Tutti si tormentano per perpetuare una vita miserabile: questo tremendo bisogno costringe a un lavoro divorante che l'uomo (o meglio l'intelletto umano), sedotto dalla "volontà", ammira talvolta come qualcosa pieno di dignità. [...] Lo schiavo, infatti, per sua natura, deve designare tutti i suoi interessi con nomi ingannevoli, per poter vivere. Tali fantasmi, come la dignità dell'uomo e la dignità del lavoro, sono i miseri prodotti di una schiavitù che vuole nascondersi a se stessa".
(F. Nietzsche, "Cinque prefazioni per cinque libri non scritti. Terza prefazione: Lo Stato greco, pp. 223-224)

Da bETELGEUSE

giovedì 13 marzo 2008

MOVIMENTO PER LA DECRESCITA FELICE

Un vasetto di yogurt prodotto industrialmente e acquistato attraverso i circuiti commerciali, per arrivare sulla tavola dei consumatori, percorre da 1.200 a 1.500 chilometri, costa 10 euro al litro, subisce trattamenti di conservazione che spesso uccidono i batteri. Lo yogurt autoprodotto facendo fermentare il latte con opportune colonie batteriche non deve essere trasportato, costa il prezzo del latte, non ha conservanti ed è ricchissimo di batteri. Lo yogurt autoprodotto è pertanto di qualità superiore rispetto a quello prodotto industrialmente, costa molto dimeno, non comporta consumi di fonti fossili e di conseguenza riduce le emissioni di CO2. Tuttavia questa scelta, che migliora la qualità della vita di chi la compie, comporta un decremento del prodotto interno lordo: sia perché lo yogurt autoprodotto non passa attraverso la mediazione del denaro, quindi fa diminuire la domanda di merci, sia perché non richiede consumi dicarburante, quindi fa diminuire la domanda di merci. La sostituzione dello yogurt prodotto industrialmente e acquistato con yogurt autoprodotto comporta un miglioramento della qualità della vita e un decremento del prodotto interno lordo. Il decremento del prodotto interno lordo è la conseguenza del miglioramento della qualità della vita. Ciò disturba i ministri delle finanze perché riduce il gettito dell'IVA e delle accise sui carburanti; i ministri dell'ambiente perché di conseguenza si riducono gli stanziamenti dei loro bilanci e non possono più sovvenzionare le fonti energetiche alternative nell'ottica dello «sviluppo sostenibile»; isindaci, i presidenti di regione e di provincia perché non possono più distribuire ai loro elettori i contributi statali per le fonti alternative.
Ma non è tutto.
I fermenti lattici contenuti nello yogurt fresco autoprodotto arricchiscono la flora batterica intestinale e fanno evacuare meglio. Le persone affette da stitichezza possono iniziare la loro giornata leggeri come libellule. Pertanto la qualità della loro vita migliora e il loro reddito ne ha un ulteriore beneficio, perché non devono più comprare purganti. Ma ciò comporta una diminuzione della domanda di merci e del prodotto interno lordo. Anche i purganti prodotti industrialmente e acquistati attraverso i circuiti commerciali, per arrivare nelle case dei consumatori percorrono migliaia di chilometri. La diminuzione della loro domanda comporta dunque una diminuzione dei consumi di carburante e un ulteriore decremento del prodotto interno lordo. Ciò disturba una seconda volta i ministri delle finanze e dell'ambiente, i sindaci, i presidenti di regione e di provincia per le ragioni già dette.
Ma non è tutto.
La diminuzione della domanda di yogurt e di purganti prodotti industrialmente comporta una riduzione della circolazione degli autotreni che li trasportano e, quindi, una maggiore fluidità del traffico stradale e autostradale. Gli altriautoveicoli possono circolare più velocemente e si riduconogli intasamenti. Di conseguenza migliora la qualità della vita. Ma diminuiscono anche i consumi di carburante e siriduce il prodotto interno lordo. Ciò disturba una terza volta i ministri delle finanze e dell'ambiente, i sindaci, i presidenti di regione e di provincia per le ragioni già dette.
Ma non è tutto.
La diminuzione degli autotreni circolanti su strade eautostrade diminuisce statisticamente i rischi di incidenti. Questo ulteriore miglioramento della qualità della vita indotto dalla sostituzione dello yogurt prodotto industrialmente con yogurt autoprodotto, comporta una ulteriore diminuzione del prodotto interno lordo, facendo diminuire sia le spese ospedaliere, farmaceutiche e mortuarie, sia le spese per le riparazioni degli autoveicoli incidentati e gli acquisti di autoveicoli nuovi insostituzione di quelli non più riparabili. Ciò disturba una quarta volta i ministri delle finanze edell'ambiente, i sindaci, i presidenti di regione e di provincia per le ragioni già dette. Il Movimento per la Decrescita Felice si propone di promuovere la più ampia sostituzione possibile delle merci prodotte industrialmente ed acquistate nei circuiti commerciali con l'autoproduzione di beni. In questa scelta, che comporta una diminuzione del prodotto interno lordo, individua la possibilità di straordinari miglioramenti della vita individuale e collettiva, delle condizioni ambientali e delle relazioni tra i popoli, gli Stati e le culture. La sua prospettiva è opposta a quella del cosiddetto «sviluppo sostenibile», che continua a ritenere positivo il meccanismo della crescita economica come fattore di benessere, limitandosi a proporre di correggerlo conl'introduzione di tecnologie meno inquinanti e auspicando una sua estensione, con queste correzioni, ai popoli che non a caso vengono definiti «sottosviluppati». Nel settore cruciale dell'energia, lo «svilupposostenibile», a partire dalla valutazione che le fontifossili non sono più in grado di sostenere una crescita durevole e una sua estensione a livello planetario, ne propone la sostituzione con fonti alternative. Il Movimentoper la Decrescita Felice ritiene invece che questa sostituzione debba avvenire nell'ambito di una riduzione del prodotto interno lordo mediante una riduzione dei consumi, da perseguire sia con l'eliminazione di sprechi, inefficienze e usi impropri, sia con l'eliminazione dei consumi indotti da un'organizzazione economica e produttiva finalizzata alla sostituzione dell'autoproduzione di beni con la produzione e la commercializzazione di merci. Questa prospettiva comporta che nei paesi industrializzatisi riscoprano e si valorizzino stili di vita del passato, irresponsabilmente abbandonati in nome di una malintesa concezione del progresso, mentre invece hanno ampie prospettive di futuro non solo nei settori tradizionali dei bisogni primari, ma anche in alcuni settori tecnologicamente avanzati e cruciali per il futuro dell'umanità, come quello energetico, dove la maggiore efficienza e il minor impatto ambientale si ottengono con impianti di autoproduzione collegati in rete per scambiare le eccedenze. Nei paesi lasciati in stato di indigenza dalla rapina delle risorse che sono state necessarie alla crescita economica dei paesi industrializzati, un reale e duraturo miglioramento della qualità della vita non potrà esserci riproducendo il modello dei paesi industrializzati, ma solo con una crescita dei consumi che non comporti una progressiva sostituzione dei beni autoprodotti con merciprodotte industrialmente e acquistate. Una più equa redistribuzione delle risorse a livello mondiale non sipotrà avere se la crescita del benessere di questi popoli avverrà sotto la forma crescita del prodotto interno lordo, nemmeno se fosse temperata dai correttivi ecologici dello «sviluppo sostenibile». Che del resto è un lusso perseguibile solo da chi ha già avuto più del necessario da uno sviluppo senza aggettivi.

Per aderire al movimento è sufficiente:

- autoprodurre lo yogurt o qualsiasi altro bene primario: la passata di pomodoro, la marmellata, il pane, il succo di frutta, le torte, l'energia termica e l'energia elettrica, oggetti e utensili, le manutenzioni ordinarie;
- fornire i servizi alla persona che in genere vengono delegati a pagamento: assistenza dei figli nei primi annid'età, degli anziani e dei disabili, dei malati e dei morenti.

L'autoproduzione sistematica di un bene o lo svolgimento di un servizio costituisce il primo grado del primo livello diadesione. I livelli successivi del primo grado sono commisurati al numero dei beni autoprodotti e dei servizi alla persona erogati. L'autoproduzione energetica vale il doppio. Il secondo grado di adesione è costituito dall'autoproduzione di tutta la filiera di un bene: dal latte allo yogurt; dal grano al pane, dalla frutta alla marmellata, dai pomodori alla passata, dalla gestione del bosco al riscaldamento. Anche nel secondo grado i livelli sono commisurati al numero dei beni autoprodotti e la filiera energetica vale il doppio.

Dr. Riegl

mercoledì 12 marzo 2008

L'ALIBI

A mezzogiorno e cinque si tirò una revolverata in pieno petto. Poi, scese sotto casa, prese un tavolo nel solito bistrot e vi trascorse l'intero pomeriggio.

MaxKlingerBoeri

RES SERIAS

bREVE SCAMBIO SU "lA rEPUBBLICA"

SCRIPSIT EGO:

Il “Festival dell’Economia” di Trento,
quest’anno centrato sulla diade “capitale
umano - capitale sociale” si è
concluso con le considerazioni di Gary
Becker che rimanda il successo alla
“capacità di una nazione di utilizzare
la sua gente”, definendo il “capitale
sociale” come “un bene che ha a
che fare con le competenze dell’uomo,
la sua istruzione, la sua salute”.
Si tratta di “capitale” - in accezione
non solo metaforica - poiché “è parte
integrante di ciascuno di noi, un qualcosa
che dura, come dura un macchinario,
un impianto o una fabbrica”.
“Le macchine sono importanti - chiarisce
Becker - ma la crescita è impossibile
in assenza di una solida base di
capitale umano”.
Non occorre a questo punto uno slancio
eccessivo della memoria, per ricordare
Heidegger, che ne “L’oltrepassamento
della Metafisica” ammonisce
come l’uomo sia divenuto, entro l’orizzonte
tecnologico, “la materia prima
più importante”, nulla più di questo.
Una pertinenza del capitale che, in
qualità di simulacro dell’Apparato tecnico
assurto a Soggetto, riduce infine
l’uomo a suo mero predicato. Ma si
tratta oggi, mi pare, di una riduzione
dissimulata, ovvero giocata sulla falsa
sublimazione dell’elemento umano
perché se il capitale “è parte integrante
di ciascuno di noi”, ciò non significa
forse un appiattimento dell’individuo
su quelle competenze che
l’Apparato esige in vista del proprio
accrescimento; un accrescimento privo
di scopi e referenti che siano diversi
dall’Apparato stesso?
Le visuali di Becker e Tito Boeri (responsabile
scientifico del Festival)
collimano: il “capitale umano” identificato
nel “bagaglio di conoscenze personali”,
è ciò che aumenta le probabilità
di sopravvivenza dell’individuo entro
i meccanismi procedurali del sistema
della tecnica, rendendo ciascuno
più produttivo e meno rimpiazzabile.
Eppure, la volontà dichiarata di collocare
in primo piano l’uomo, i suoi sogni
di prosperità e di felicità, si stempera,
credo, nel quadro via via più
obiettivo dei primati che la tecnica sa
conseguire. Perciò mi domando: se
l’individuo è “funzionalmente” determinato,
se il capitale, lungi dall’essere
un mezzo di asservimento, diviene misura
stessa della persona, delle sue
qualità quantificabili, non è per ciò evidente
il feticismo di un “capitale” che
si fa “umano”, con l’accurata cordialità
dell’imbonitore? Perché se il capitale
sono io, se io stesso esprimo la razionalità
sistematica del calcolo in cui
si fonda l’Apparato, allora nemmeno la
luce della critica ha più ragion d’essere.
Il pensiero può procedere tranquillo
sulla logica binaria del “funzionale”
o “disfunzionale” - del “si” o del “no” -
senza intermediazioni né diversivi.
Se l’uomo si “capitalizza”, cosa resta?

bETELGEUSE

E LUI A ME:

Scrive Pier Luigi Celli
ne L’illusione manageriale
(Laterza): “L’impresa,
con la sua ritirata dal sociale,
ha favorito una iper
semplificazione degli strumenti
concettuali, che non sono più
in grado di interpretare le nuove
complessità, rendendo povere
le competenze delle imprese
proprio su quei conflitti
che ora sono diventati critici”.

Già il fatto che si parli dell’uomo come di
un “capitale” o vi si faccia riferimento come
a una “risorsa” (le cosiddette “risorse
umane”) la dice lunga in ordine al punto
di vista che oggi si assume nel considerare
l’uomo. Tramontato il principio che regolava
l’etica kantiana secondo cui: “L’uomo
va trattato sempre come un fine e mai soltanto
come un mezzo”, oggi vediamo che non solo
l’immigrato, ma ciascuno di noi ha diritto
di cittadinanza non in quanto esiste, non
in quanto è un uomo, ma solo in quanto
“mezzo” di produzione e di profitto. A ciò
si aggiunga il fatto che per l’economia, e a
maggior ragione per la tecnica e per la razionalità
che le governa, modello di efficienza
e di funzionalità è la “macchina”,
che non soffre di quegli “inconvenienti
umani” che sono lo stato di salute, la variazione
degli umori, i ritmi di efficienza, i
livelli di precisione, che fanno sentire l’uomo
inadeguato rispetto alle macchine che
impiega, anche perché dette macchine,
dal computer al cellulare, giusto per fare
degli esempi, incorporano una quantità tale
di cultura oggettivata, da fare apparire la
cultura soggettiva di chi le impiega in tutto
il suo limite e la sua inadeguatezza.
Eppure, anche se nel complesso macchinale
l’uomo percepisce se stesso come il
congegno più asincronizzato, può davvero
la ragione strumentale che governa sia la
tecnica sia l’economia e che utilizza solo il
pensiero calcolante regolato da criteri di
efficienza, produttività, obbiettivi a breve e
medio termine, essere all’altezza della
globalizzazione del mercato che, per essere
compresa, richiede competenze antropologiche
per entrare in relazione con altre
culture e visioni del mondo di cui il pensiero
calcolante è del tutto sprovvisto?
Se il tipo di pensiero è limitato al calcolo tipico
della ragione strumentale, forse le imprese
che si regolano esclusivamente su
questo tipo di pensiero si precludono la
capacità di anticipare e governare i cambiamenti,
col risultato che avranno sì una
storia, ma non un futuro, per aver trascurato
quello che loro chiamano il “capitale
umano” che ha ritmi di accumulazione
radicalmente diversi dal capitale finanziario.
Se quest’ultimo infatti si misura sui tempi
brevi del rendiconto trimestrale e della
quotazione in borsa, il cosiddetto “capitale
umano” esige un respiro più lungo e una
forza che si conquista per maturazioni e
arricchimenti successivi, di cui il pensiero
calcolante non ha la più pallida idea.

uMBERTO gALIMBERTI

FETICCI

E' chiaro che Freud avesse ragione: il sentimento religioso richiama una sorta di "nevrosi ossessiva universale" - a carattere feticistico, aggiungerei. I cristiani immolano ritualmente il proprio dio, divorandoselo. Pane e vino transustanziati come carne e sangue, ma è roba di venti secoli fa. A questo punto non mi meraviglia che a qualche prete venga voglia di carne più fresca.

Father Dolando

RESURGEMUS

In un mondo in cui Susanna Tamaro vende quindici milioni di copie, il progetto ginecocratico di riforma sociale fa definitivamente naufragio.

MaxKlingerBoeri

NON SUM DIGNUS DEO

Il Berlusconismo è una forma illudente di "miracolismo", inteso come "l'atteggiamento ottimistico di chi ripone eccessiva fiducia in metodi e sistemi, ritenuti in grado di risolvere questioni gravi e complesse, senza tener conto delle difficoltà e degli ostacoli oggettivi". Dunque, "populismo miracoleggiante" o "miracolismo populistico-demagogico". Berlusconi il miracolatore finto-ingenuo.
La Sinistra, al contrario, è meno precisabile, più fuggevole: si scinde in un'anima marxista, una leninista, una gramscian-comunista, una liberal-socialista, una pacifista, una combattista, una complottista, una sospettista, una post-femminista, una post-antifascista, una pro-castrista, una guevarista, una vetero-maoista, un'antiproibizionista, una antiamericanista-antimilitarista, una revanchista, una semobbèllisolonoantrista, una minimalista, un'antimilanistaperaggiònipolitiche-ista, etc.

bETELGEUSE

martedì 11 marzo 2008

I SADDUCEI E LA RESURREZIONE

Marco 12:18-27

18 Poi vennero a lui (Gesù, ndr) dei sadducei, i quali dicono che non vi è risurrezione, e gli domandarono: 19 «Maestro, Mosè ci lasciò scritto che se il fratello di uno muore e lascia la moglie senza figli, il fratello ne prenda la moglie e dia una discendenza a suo fratello. 20 C'erano sette fratelli. Il primo prese moglie; morì e non lasciò figli. 21 Il secondo la prese e morì senza lasciare discendenti. Così il terzo. 22 I sette non lasciarono discendenti. Infine, dopo tutti loro, morì anche la donna. 23 Nella risurrezione, quando saranno risuscitati, di quale dei sette sarà ella moglie? Perché tutti e sette l'hanno avuta in moglie». 24 Gesù disse loro: «Non errate voi proprio perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? 25 Infatti quando gli uomini risuscitano dai morti, né prendono né danno moglie, ma sono come angeli nel cielo. 26 Quanto poi ai morti e alla loro risurrezione, non avete letto nel libro di Mosè, nel passo del «pruno», come Dio gli parlò dicendo: "Io sono il Dio d'Abraamo, il Dio d'Isacco e il Dio di Giacobbe"? 27 Egli non è Dio dei morti, ma dei viventi. Voi errate di molto».

Commento

Cristo prefigura la "Comunità dei Corpi Risorti" come sostanzialmente priva di strutture parentali primarie ("non prenderanno moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli"). Al principio del tempo messianico cesseranno di esistere padri, figli, zie, congeneri e cugini; regnerà la pace universale e tutti gli individui risorti saranno finalmente liberi dal vincolo del bisogno materiale: regnerà una legge della produzione ("da ciascuno secondo il suo comodo") ed una legge della distribuzione ("a ciascuno secondo il suo comodo"). Non esisterà più la spina bifida, la distrofia muscolare di Duchenne, la carie dentale e il prurito al sedere. Nessuno avvertirà il desiderio di picchiare, rubare e dichiarare guerra; la categoria del potere si dissolverà insieme alla volontà di potenza, all'orgoglio, al narcisismo primario e secondario. Superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia e accidia periranno sotto la luce abbagliante dell'amore e della giustizia divini. A nessuno verrà più da orinare. Tantomeno sui muri. Poiché, oltre all'impulso vandalico, non esisteranno muri, steccati, pareti divisorie, tetti e pavimenti e nulla che possa ricondursi ai concetti di differenza, intercapedine e distanza, i quali rappresentano l'anticamera dell'odio beluino e il corridoio della violenza efferata. Non vi saranno anticamere, né corridoi: i risorti giaceranno come angeli in amore promiscuo e dall'empireo del Divino Soppalco redarguiranno con tono schernevole i dannati eterni, battendo l'indice sul dito medio della stessa mano.

Father Dolando