martedì 6 maggio 2008

PUSHER

In un momento dialettico dello spirito, ho dato risposta a me stesso circa una questione cruciale: precisamente questa: come mai la fede politica ed il suo nucleo morale non si riflettano pienamente nella pratica quotidiana; come mai, cioè, essi non rappresentino la traccia dominante in senso etico dei nostri vissuti; e per quale ragione gente che si proclama liberale non comprenda, né rispetti la differenza; o perché mai chi si dice di sinistra arrivi a piazzartelo in culo con tanta leggerezza, rimettendosi in tasca le belle parole spese un quarto d'ora prima circa l'ecumenismo umanitario, il pacifismo globale, etc. La soluzione è: discutendo di metapolitiche (massimi sistemi ideologici) cadiamo sovente vittima d'una sequela di autoallucinazioni, rappresentazioni immaginarie, stati autoindotti di degenerazione psicotropa, come veri e propri pusher di noi stessi: chi è liberale si autorappresenta paladino dell'uomo generico e delle sue libertà personali; chi sta a sinistra si millanta globalista, capopolo e difensore degli oppressi, laicizzando i principi evangelici dell'eguaglianza e dell'amore fraterno. Ma poi, alla prova dei fatti, il confronto tra Inclinazione Sensibile e Dovere Morale è incassato dalla formazione di casa: due a zero secco e senza favori arbitrali.

bETELGEUSE (d'annata)

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